“Sotto evento ricevo circa 400 mail al giorno, si dorme poco. All’edizione celebrativa del centenario avevo la pelle d’oca al pensiero che qualcuno cento anni prima aveva fatto la stessa cosa che stavo facendo io. La difficoltà a volte è essere super partes, devi rappresentare un’intera industria senza favorire nessuno. Eicma è un vortice, un inferno, ma allo staff dico sempre che siamo dei privilegiati”.
L’amore incondizionato per le corse, la passione per gli eventi e le moto, con un debole per quelle di Borgo Panigale. Giacomo Casartelli, 38 anni milanese, è questo e molto altro. Cresciuto, come ama ricordare, sulla strada, lì vuole rimanere. Nel quartiere, in un ambiente popolare ma soprattutto popoloso dove, tra una via Palmanova “da fare a fuoco” e “la variante dello Schuster (un centro sportivo in zona Lambrate), detta anche di Alesì – così la chiama – col ginocchio a terra”, ha saputo conoscere le persone, comprendendone le differenze dai volti e dai modi di fare. Qualcosa che gli servirà nella vita ma soprattutto molti anni più tardi quando si ritroverà a sedere al tavolo con i più grandi top manager delle due ruote.
Lo aspettiamo alla trattoria Bertamè per un’altra cena con gli amici di Riders. Anche lui, dopo Alberto Martinelli, manager di Tony Cairoli, e Marco Balich, l’uomo dietro alle cerimonie delle Olimpiadi, ci racconterà la sua storia. Si presenta in sella ad una Ducati 848, casco bianco, giubbotto rigorosamente di pelle, jeans strappati e scarpe da ginnastica. Oggi Giacomo è il responsabile marketing e commerciale di Eicma, l’evento dedicato alle due ruote più importante e longevo al mondo. In trattoria, fra un tris di tartare di carne e una guancia di manzo con aroma di cannella, cremoso di patate e tartufo nero, ci racconta la sua storia. La passione per le moto c’è fin da piccolo. “Sono cresciuto in una famiglia di appassionati, giravo con il motorino preparato. Ho deciso di intraprendere un percorso di studi che mi consentisse di fare delle mie passioni un lavoro”. E ci è riuscito in pieno. Un giorno manda una mail di insulti, ma ricca di sentimento, al team di motonautica Sigha F1 Racing, di cui è tifoso, dopo che questi persero il mondiale all’ultima gara per soli tre punti. Un messaggio insolito, originale e così dirompente da convincerli a contattarlo. Concluso il percorso universitario inizia a lavorare con loro. “Il giorno della laurea è venuto in università il proprietario del team e mi disse che se volevo, dal giorno seguente, potevo iniziare. C’era un problema, avevo programmato un viaggio di due mesi dopo la laurea. Abbiamo posticipato e così ho cominciato a scrivere per loro. Erano anni d’oro per la motonautica, stavo via 300 giorni all’anno viaggiando da Dubai alla Malesia”.
Poi, cosa è successo? “Sentivo di non imparare più, e sinceramente a 27 anni non ti puoi fermare. Non puoi considerarti arrivato”. Come sei arrivato in Eicma? “Con una serie di decisioni anche un po’ avventate. Mi ritrovai a fare un colloquio con l’allora presidente, Guido Alberto Guidi. L’indomani incontrai Costantino Ruggero, direttore generale, e il primo di luglio 2007 ho cominciato. Inizialmente coordinavo MotoLive, dopo due anni sono diventato responsabile di MotoLive e degli eventi speciali. Nel 2010 divenni responsabile marketing ed eventi, poi è arrivata la direzione commerciale e da aprile di quest’anno anche la direzione della comunicazione”.
Idoli? “Troy Bayliss. Sono da sempre legato alla Superbike. Ho amato Fogarty, ero tifosissimo di Cadalora e Capirossi, ma Troy è un uomo incredibile”.
Torniamo a Eicma, cosa significa, e quanto è difficile, dovere mediare fra grandi case e “grandi” richieste? “Noi non mediamo, ma è indispensabile che ci sia diplomazia. Quella che ho imparato in strada, nel quartiere, e durante alcuni anni in cui lavoravo in un bar in San Babila mentre studiavo in università. Alle sei del mattino ti arrivava quello che ti fumava in faccia e spegneva la sigaretta nella tazzina del caffè. In quelle situazioni devi essere diplomatico per forza”. Eicma è la vetrina più importante dell’universo delle due ruote “la vera difficoltà del mio lavoro è essere super partes, devi rappresentare un’industria intera senza favorire o privilegiare nessuno”.
La soddisfazione più grande che ti ha dato? “Probabilmente l’essermi guadagnato la stima e la fiducia di Angelo Crippa di Ktm Italia. Quando lo conobbi non sapevo niente del mondo del fuoristrada. Io vengo dalla strada e dalla velocità e non avere quel tipo di background è un’arma a doppio taglio. Diventa difficile farti ascoltare o anche soltanto farti rispondere al telefono. Mi ci sono messo, ho fatto una specie di “gavetta” relazionale. Ci sono voluti due anni ma ce l’ho fatta. Te ne potrei dire altre: Alfredo Lenzoni, promoter Off Road Pro Racing, mi ha chiamato Matteo per due anni…”.
Organizzare un evento come Eicma non è di certo una passeggiata di salute. Qual’è stato il momento più difficile? “Il momento più brutto da quando ho iniziato, ma per certi versi anche il più bello, perché ci fu da gestirlo, fu nel 2011. In quella edizione Kade Walker, pilota canadese di motocross, che all’epoca aveva quattordici anni, si era infortunato in un brutto incidente. In quel momento devi mettere in pratica tutto quello che hai imparato. Avvenne a circa quattordici giorni dalla scomparsa di Marco Simoncelli. La morte di Marco colpì tutti. C’era un focus estremo sulle due ruote. Strumentale e anche speculativo. Su Kade uscì una notizia il cui contenuto era: muore un visitatore in Eicma che sta provando una moto. Non era morto, non era un visitatore, ma un pilota professionista che due anni dopo vinse l’Europeo 125 Junior. Nel momento dell’incidente devi gestire la criticità della situazione. Gli venne indotto il coma farmacologico e fu stabilizzato sul posto dal Dott. Serini, il nostro direttore sanitario e fu trasportato in ospedale con un elicottero. Era qui solo con una zia, in ventiquattro ore abbiamo portato la sua famiglia in Italia con un aereo privato. Per farlo siamo dovuti passare da ambasciate e governi. Vuoi sapere come è finita? Due settimane dopo c’era il Superbowl di Genova e Kade era li come ospite. Abbiamo operato nel modo giusto, ma fu devastante. Devi solo pensare a tutelare la vittima di un incidente, la sua famiglia e il tuo staff. In un evento come Eicma non puoi permetterti di fare cazzate, abbiamo un emoteca che ci permette di operare e fare trasfusioni in loco. Su questo ho applicato un protocollo estremo”.
Quante persone mette in moto Eicma? “Solo MotoLive più di trecento. Eicma almeno il doppio”. Quando si inizia a lavorare ad un evento simile? “La fase organizzativa dura quindici mesi. Da maggio a fine luglio lavoriamo all’edizione successiva, dopo l’estate torniamo su quella dell’anno”. Ore di sonno a notte? “Si dorme poco”.
Cos’è per te Eicma? “E’ passione e industria. E’ la massima espressione della produttività”.
Come lo si rende ogni anno migliore? “Devi trovare nuovi contenuti. Quest’anno ci sarà l’area East Market. E’ un modo per avvicinare un pubblico e un target, che solitamente non viene in Eicma, alle due ruote”.
L’edizione più bella? “A mani basse quella del centenario. Era il 2014, ci abbiamo messo un anno e mezzo ad organizzarla. La fiera era solo l’ultima tappa di un percorso iniziato con le celebrazioni del 29 aprile, il compleanno di Eicma. Arrivammo all’evento devastati. Eravamo stanchi, arrabbiati ma ai miei ragazzi dicevo sempre che avevamo una fortuna fottuta: stavamo organizzando l’edizione del centenario. Ogni singolo giorno ho lavorato pensando che cento anni prima, in un mondo completamente diverso, c’era stato qualcuno che stava facendo la mia stessa cosa radunando trentasette espositori all’hotel Diana in Porta Venezia. La magia è continuare a raccontare una storia. Siamo dei privilegiati”.
L’evento che Eicma dedica maggiormente ai giovani? “Senza dubbio MotoLive”.
Dove ti vedi tra qualche anno? “La vita che faccio è totalizzante. Eicma ti da tanto e ti toglie tanto. Non so se ci rimarrò un anno o cento, ma vorrei unire l’ambito eventi a quello racing. Tra cinque anni mi vedo consulente, non più in azienda. Vorrei mettermi alla prova in nuovi ambiti. Un consulente di passione”.